I) Con sentenza 17.12.2009, la Corte europea dei Diritti dello Uomo, d’ora in avanti indicata con l’abbreviazione CEDU, ha dichiarato che parte della normativa in vigore in Germania in materia di Sicherungsverwahrung (una delle misure di sicurezza previste dal codice penale tedesco), qui in seguito indicata con l’abbreviazione SVWA, contrasta con gli artt. 5 e 7 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4. 11. 1950 (CESDULF).
Prima di esporre la motivazione dei giudici di Strassburgo, è opportuno accennare – sia pure in modo sintetico – alla SVWA qual’è attualmente disciplinata dalla legislazione tedesca.
La SVWA comporta che l‘autore di un reato, nonostante abbia espiato completamente la pena a lui inflitta, rimane in istato di detenzione. Presupposto per l’applicazione della SVWA, è che sussistano elementi tali da far ritenere – fondatamente – che il condannato, anche dopo l’espiazione della pena, commetta ulteriori gravi reati; in altri termini, che permanga la sua pericolosità sociale (Gefaehrlichkeit fuer di Allgemeinheit).
II) L’attuale normativa tedesca prevede tre tipi di SVWA:
1) quella c.d. primaria ( “primaere SVWA”); già nel corso del procedimento penale il giudice procede ad un esame della pericolosità sociale dell’autore del reato e, avuta la certezza della sussistenza della stessa, dispone l’esecuzione della SVWA dopo l’espiazione della pena detentiva ed in continuazione con essa. Statisticamente a questo tipo di SVWA si ricorre maggiormente ( nel 94% ca. dei casi, su un totale di ca. 500 “Sicherungsverwahrte”).
2) quella c.d. riservata (“vorbehaltene SVWA”), introdotta nel 2002. In tal caso il giudice procede ad un esame della pericolosità sociale dell’autore del reato nel corso del procedimento penale, ma, non avendovi raggiunto la certezza della sussistenza della medesima, si riserva di disporla in un momento successivo. In ca. 8 anni, si è fatto ricorso a questo tipo di SVWA soltanto in 37 casi.
3) nella “nachtraeglichen SVWA” , introdotta nel 2004, la pericolosità sociale del condannato viene accertata soltanto al termine dell’espiazione della pena detentiva ed il giudice, in tal caso, è tenuto ad accertare se nel corso dell’esecuzione della pena, sono emersi elementi nuovi (c.d. nova), tali da far ravvisare la pericolosità sociale del condannato. Per elementi nuovi s’intendono quelli che non erano riscontrabili fino alla condanna. Negli ultimi 6 anni, la nachtraegliche SVWA è stata comminata a carico di 20 condannati.
III
Con la sentenza sopra menzionata, la CEDU ha accertato il contrasto della legislazione tedesca con la CESUDLF con riferimento ad un caso di “primaere SVWA”. Fino al gennaio del 1998 era previsto, per i casi in cui la SVWA veniva disposta per la prima volta, una durata massima di 10 anni. A seguito di un intervento del legislatore federale – con effetto dal 31.1.98 – il termine massimo decennale era stato abrogato e, in presenza di determinati presupposti, era lecito superare il decennio. Questa disposizione normativa veniva applicata retroattivamente, cioè anche a carico di condannati che avevano commesso il reato prima dell’entrata in vigore della stessa ( p.es. un condannato che, sin dal 1991, era in SVWA, per un reato commesso in precedenza, veniva tenuto in SVWA oltre il 2001). Proprio questa applicazione retroattiva è stata oggetto di censura da parte dei giudici di Strassburgo, mentre essi non hanno invece ritenuto in contrasto con la CESUDLF, l’abolizione del termine decennale per coloro, ai quali è stata imposta la SVWA per fatti commessi posteriormente alla data del 1998.
IV
Nella motivazione la corte di Strassburgo ha ravvisato nella SVWA, quale viene applicata con effetto retroattivo in Germania, un’ ulteriore pena (eine zusaetzliche Strafe) che si aggiunge a quella detentiva e che è in contrasto con il principio “nulla poena sine lege”. Ad avviso dei giudici europei, la SVWA in Germania va assimilata a quella di una pena detentiva in quanto non si differenzia in modo rilevante dall’esecuzione di quest’ultima. La sentenza della CEDULF, benché emanata con riferimento ad un caso specifico, non può essere trascurata dalle competenti autorità tedesche in quanto, secondo le statistiche fornite dai singoli “Laender”, ca. 80 condannati si trovano in una situazione analoga a quella che ha provocato l´intervento della corte di Strassburgo. Ne consegue che l’autorità giudiziaria è tenuta ad esaminare, con cura e singolarmente, ognuno di questi casi ed accertare se la SVWA debba avere termine o meno; ciò compete alle “Strafvollzugskammern” presso le Justizvollzuganstalten (case di reclusione) ed il riesame delle singole posizioni avviene su istanza di chi è sottoposto alla SVWA o anche d’ufficio.
V
Si ritiene che per la maggior parte dei suddetti 80 sottoposti alla SVWA si apriranno le porte degli stabilimenti di esecuzione e che non sia ammissibile un intervento legislativo – teso ad evitarne la liberazione – perché si risolverebbe in una disposizione ad effetto retroattivo. La suddetta sentenza della CESUDLF, sin da quando è stata pubblicata, ha destato un comprensibile allarme nell´opinione pubblica; allarme che permane tuttora e che è stato, ed è, oggetto di numerosi articoli di stampa, di reportage e di dibattiti in TV. La prospettiva della prossima “messa in circolazione” di un’ottantina di criminali di elevato spessore e di accertata pericolosità sociale, ha destato notevole preoccupazione.
VI
A tranquillizzare l’opinione pubblica sono intervenute le competenti autorità giudiziarie, rilevando che a carico di coloro, per i quali verrà disposta la cessazione della SVWA, “scatterà” automaticamente la “Fuehrungaufsicht”, cioè misure atte ad evitare la commissione di altri reati. Così p.es. l’autorità giudiziaria può disporre, a carico di queste persone, il divieto di avvicinarsi a determinati luoghi, quali scuole o convitti; misura, questa, che viene imposta frequentemente a condannati per pedofilia. La “sorveglianza” in tal modo esercitata, è di competenza della “Fuehrungsaufsichtsstelle (che è facoltizzata anche a richiedere l’ausilio di organi di polizia). I ministri dell’interno dei 14 “Laender” , al fine di poter esercitare la “sorveglianza” senza impiego eccessivo di risorse personali, hanno recentemente proposto al ministro federale della giustizia, l’introduzione della c.d. Fussfessel, cioè di un congegno elettronico che consente, costantemente e, con esattezza, di individuare il luogo, nel quale si trova la persona, alla quale è stato applicato il suddetto dispositivo. Anche il sindacato della polizia tedesca si è detto favorevole all’impiego di questo strumento di sorveglianza come misura complementare ai controlli usuali di polizia. Le esperienze fatte in Francia ed in Gran Bretagna con l’adozione di questo congegno di sorveglianza, sono state positive. È previsto che ogni manipolazione di questo congegno, costituisce reato, punito con la pena detentiva (è escluso il ricorso alla pena pecuniaria sostitutiva).
VII
Una conseguenza – sul diritto interno – della suddetta sentenza della CEDULF, è che i singoli “Laender”, nella cui competenza ricade l’esecuzione della SVWA, dovranno disciplinarne l’esecuzione in modo differente rispetto a quello finora praticato. È stato, questo, uno dei punti centrali di censura da parte dei giudici di Strassburgo. L’esecuzione della SVWA dovrà differenziarsi in modo rilevante dalla esecuzione della pena detentiva; in particolare, dovrà essere disposta la separazione delle persone sottoposte alla SVWA da quelle in espiazione di pena detentiva. Questa mancata differenziazione – che in non pochi casi comporterà la costruzione di appositi nuovi stabilimenti o il riadattamento di quelli esistenti – è stato uno dei motivi principali che hanno portato all’accoglimento del ricorso e alla sentenza della corte europea con un risarcimento di 50.000 Euro a carico della RFT. Nel contempo i singoli “Laender” dovranno intensificare le misure atte a preparare i sottoposti alla SVWA, al termine della stessa, ad affrontare la “nuova libertà”.
IX
L’esigenza di metter mano ad un intervento riformatorio in materia di SVWA, è stata avvertita in Germania non soltanto in seguito all’emanazione della suddetta sentenza della corte europea (come sostenuto da certi media, in particolare dalla stampa, facendo leva sulle preoccupazioni e sulle paure di vasti strati della popolazione), ma una riforma organica di questo istituto era già prevista nell’accordo di coalizione dell’autunno 2009 che precedette la formazione del nuovo governo federale. La necessità di una riforma complessiva della SVWA, si impone anche a causa degli interventi legislativi – frammentari, disorganici e, da alcuni, definiti caotici – succedutisi negli ultimi (15) anni, che hanno comportato un inasprimento della legislazione in materia e, quale conseguenza naturale, ad incertezze interpretative e ad una giurisprudenza tutt’altro che univoca nonché ad un aumento notevole di coloro che sono stati sottoposti alla SVWA (il cui numero, dal 1998, ad oggi, è salito da ca. 200 a 500 ca. Questa situazione ha indotto il competente ministro federale a far elaborare un progetto di legge organico, al fine di colmare lacune esistenti e con lo scopo di rendere effettiva ed efficace la tutela da criminali di accertata pericolosità sociale.
X
Obiettivo principale della proposta riforma è:
1) di ampliare i casi, nei quali può essere applicata la c.d. SVWA primaria e quella c.d. riservata nonché
2) di fare in modo che l’autorità giudiziaria constati la pericolosità sociale dell’autore del reato già in una fase non ancora avanzata del procedimento penale. Siffatto intervento riformatorio renderebbe superflua la c.d. nachtraegliche SVWA, dimostratasi di scarsa efficacia pratica. Spesso Sicherungsverwahrungen di questo genere hanno evitato che la pericolosità sociale del condannato non è stata accertata con la dovuta tempestività richiesta dal caso concreto. Come detto sopra, presupposto della nachtraeglichen SVWA è che, durante la detenzione, emergano elementi nuovi, dai quali è desumibile la pericolosita´ sociale del condannato. Come è facile da capire, questi “nuovi elementi” sono stati riscontrati in pochi casi, dato il modo rigoroso in cui l’esecuzione della pena detentiva è disciplinata. I presupposti per l’imposizione della nachtraeglichen SVWA, sono stati ravvisati in pochi casi (dal 2004 ad oggi se ne annoverano soltanto 12). Altro motivo per il quale si tende ad abrogare questo istituto, è costituito dal fatto che a non pochi operatori del diritto sono venuti dubbi sulla compatibilità di una disciplina del genere con le convenzioni internazionali firmate e ratificate dalla Germania nonché con i principi di uno Stato di diritto. Un’ulteriore ragione per abrogare la c.d. nachtraegliche SVWA, è costituita dal fatto che è scientificamente assodato che la pericolosità sociale del condannato si manifesta generalmente già prima dell’ esecuzione della pena e non nel corso della stessa. Secondo il progetto di legge ministeriale, presentato il 23.6.2010, la SVWA verrà resa applicabile anche nei confronti di coloro che commettono un delitto – di una certa gravità – per la prima volta.
XI
Uno dei punti cardine della riforma è quello di anticipare, il più possibile, l’accertamento della pericolosità sociale dell’autore del reato e, di conseguenza, la tutela della collettività. Il 6.8.2010, nel corso di una riunione dei ministri della giustizia dei “Laender”, con la partecipazione di un sottosegretario del ministero federale della giustizia, la maggioranza dei rappresentanti dei Laender si e´dichiarata d´ accordo, in linea di massima, con il progetto di riforma volto a tutelare in modo più efficace la collettività da delinquenti socialmente pericolosi e ha ritenuto sufficienti gli strumenti che a tal fine verranno approntati con l’emananda legge. In tale occasione è stata anche ribadita l’esigenza di un maggior coordinamento tra i “Laender” al fine di garantire l’attuazione e l’efficacia delle emanande disposizioni legislative e regolamentari.
Un’annotazione, di un certo interesse, alla fine di questo articolo. Qualche anno prima della sentenza dd. 17.12.2009 della CESDULF, il Bundesverfassungsgericht di Karlsruhe, la Corte costituzionale tedesca, si era pronunziata sul punto, pervenendo ad un risultato diametralmente opposto a quello dei giudici di Strassburgo (la cui decisione, il governo federale tedesco, almeno secondo notizie di stampa, avrebbe avuto intenzione di impugnare). Hanno ritenuto, i giudici costituzionali tedeschi, che il divieto di retroattivita´, sancito dall´art. 103 del Grundgesetz, non possa trovare applicazione in materia di SVWA, perche´ il codice penale tedesco opera una distinzione fondamentale tra pene e misure di sicurezza. Viene in mente, in proposito, il detto latino “Tot capita, tot sententiae”.
*Dott. Armin Kapeller – Consigliere presso la Corte d´Appello di Trento – Sez. dist. di Bolzano
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